MASSIMO BELLINI, IL RITO DEL TEATRO SI RINNOVA CON UN COLPO DI SCENA – INTERVISTE

Foto Claudio Bonaccorso

La serata comincia in allegretto e allegro con brio, quando un annuncio regala un brivido all’uditorio. “Si avverte il gentile pubblico che per una improvvisa indisposizione la cantante protagonista, signora Daniela Schillaci, sarà sostituta dal soprano Francesca Tiburzi”. Assenti, per la stessa ragione, anche le due mezzosoprano. Una brava sostituta, chiamata all’ultima ora, non avendo avuto tempo per le prove, canta in buca, mentre in scena si muove un mimo.

 

 

LA PRIMA DE “LA STRANIERA”: IL RITO DEL TEATRO SI RINNOVA CON UN COLPO DI SCENA

E’ evidente che nelle serate di gala gli abbonati del Teatro Massimo Bellini fanno una gara. Trionfa chi riesce ad entrare per primo in sala. Ignoriamo se il vincitore di ieri sera – un imprenditore etneo col pizzetto – sia un centometrista; oppure ha pazientato davanti al cancello? Una cosa è certa: la Prima di “La Straniera” di Vincenzo Bellini è andata in scena con la solita cornice di mondanità. Signore primedonne con mise eccentricamente eleganti, energiche strette di mano tra esponenti del notabilato cittadino, flash dei fotografi per i più glamour. Questo è il rito del teatro, con gli spettatori partecipi e protagonisti.
La serata comincia in allegretto e allegro con brio, quando un annuncio regala un brivido all’uditorio. “Si avverte il gentile pubblico che per una improvvisa indisposizione la cantante protagonista, signora Daniela Schillaci, sarà sostituta dal soprano Francesca Tiburzi”. Assenti, per la stessa ragione, anche le due mezzosoprano. Una brava sostituta, chiamata all’ultima ora, non avendo avuto tempo per le prove, canta in buca, mentre in scena si muove un mimo.


A spettacolo concluso tutti quanti – dai tecnici su su, sino al sovrintendente e al direttore artistico – hanno certamente tirato un sospiro di sollievo. Tutto è andato bene e la recita ha retto alla forza degli imprevisti, sempre in agguato in spettacoli dal vivo.
Il pubblico, da parte sua, si è meravigliato dal vedere tanta acqua in scena. Acqua presente e anche evocata, giacché il regista, Andrea Cigni, ha lasciato ampio margine alla fantasia.
I cantanti – ed è questa la cosa piacevole (per gli spettatori) -, sono stati costretti a stare durante la recita con i piedi “a mollo” nell’acqua di una grande vasca che, molto abilmente riflessa in uno specchio gigante, evocava il lago in cui si ambienta la storia di “La Straniera”. Finte erbe palustri e suggestivi giochi di luci ricreavano un vibrante e umbratile acquario, potentemente descrittivo e teatrale, che aveva un significato drammaturgico e simbolico: l’acqua riflette, così come la protagonista femminile riflette su se stessa e sulla propria condizione di emarginata.
Per chi scrive è stato un piacere non vedere stavolta i fondali dipinti a verzure e uccelletti, che solitamente si abbinano allo zum-pa-pa-pa  della lirica.

Foto Claudio Bonaccorsi

L’allestimento gradevole, la bravura dei cantanti, dell’orchestra, del coro e dei rispettivi direttori, Sebastiano Rolli e Ross Craigmile, hanno strappato applausi convinti per un’opera che a Catania non veniva rappresentata dal 2001. Le praline di cioccolato “Cigni di Bellini” (ovvero la risposta catanese alle “palle” di Mozart), offerte agli spettatori, hanno aggiunto una sinfonia di gusto al nuovo allestimento di “La Straniera” che, con sopratitoli in italiano ed inglese, avrà repliche sino al 29 gennaio.
Il botteghino del Teatro è aperto tutti i giorni, tranne lunedì, dalle ore 10 alle 13. I biglietti possono essere comprati anche subito prima dell’inizio dello spettacolo.

Francesca Lo Faro

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