“Dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, l’inchiesta giudiziaria sulla morte di Valentina Salamone, è stata avocata dalla Procura generale pochi mesi fa, a oltre due anni dai fatti. E così è venuto fuori che Valentina Salamone non si è suicidata ma è stata barbaramente uccisa. Dalla cena con gli amici alla lite per gelosia, fino al ritrovamento del cadavere. Quali sono i veri motivi per cui Valentina è stata prima picchiata e poi impiccata? “.
La tesi del suicidio di Valentina Salamone per impiccagione non regge. Tra i tanti motivi, la ragazza non avrebbe avuto modo di agganciare la corda a un’altezza di tre metri. Poi, entrando nei particolari, accanto a lei c’era solo qualche sedia che non le sarebbe servita allo scopo. Valutando tanti particolari della vicenda si è prospettato un inquietante scenario di un feroce assassinio camuffato con una messa in scena. Una messa in scena si potrebbe definire banale e grossolana. Proprio con le nuove indagini si incominciò a capire che qualcosa non quadrava. Infatti, è stato rivisto e letto attentamente tutto il fascicolo sono stati effettuati i rilievi di polizia scientifica e, traendo le conclusioni che i parenti di Valentina si aspettavano: il sospetto che la tragedia non fu suicidio. Ora, le indagini sono state riaperte, infatti un investigatore privato, contattò la famiglia offendo loro un aiuto disinteressato. Ma cosa successe quella notte nella villa alla periferia di Adrano? Da notizie di corridoio la villetta apparteneva a un tale, che risultò essere assente in quell’occasione, il quale aveva dato la possibilità a un gruppo di amici per poterla usare come luogo di ritrovo.
Nella villa, era uso frequente l’organizzazione di feste, durante le quali si faceva uso di cocaina e cannabis. Valentina, era una ragazza di 19 anni bellissima e animata da sani principi, così come confermato da tutti. La vittima, dedicava molto del suo tempo ai giovani disabili e ne era ricambiata con affetto e amicizia. Poi, cominciò a frequentare un giro di amicizie nuovo. Infatti, si era innamorata di un giovane uomo sposato che le aveva fatto perdere la testa. La storia comincia dopo una banale lite col padre e Valentina aveva deciso di andare via da casa spostandosi momentaneamente in quella villa assieme a una sua amica da una decina di giorni prima dell’omicidio. Però, la ragazzina ritornava quasi ogni giorno nell’abitazione dei genitori sia pure per pochi momenti. Ventiquattrore prima della sua morte, Valentina era tornata a casa per prelevare piatti e bicchieri di carta, perché la sera si sarebbe organizzata una cena con una festa nella villetta di Adrano dove alloggiava.
Alla cena parteciparono almeno una decina di giovani, tra cui la persona con cui Valentina aveva intrapreso una relazione sentimentale. sulla tavola, oltre alle pietanze, vi era anche molto alcol e cocaina, ma Valentina non ne fece uso, come risulta dalla perizia tossicologica medico-legale. Tra le testimonianze raccolte tra i partecipanti al festino (concordanti) fu riferito che a un certo punto della serata Valentina si arrabbiò perché sorprese la persona che amava con un’altra donna: dalle testimonianza pare vi sia stata una lite di gelosia con la rivale e che dopo la festa terminò a causa della scenata e delle tensioni che si crearono. Gli invitati alla festa sostengono di essere andati via tutti e di avere lasciato Valentina da sola. Inoltre, diversi testimoni avrebbero anche riferito che qualche giorno prima, Valentina aveva confidato di avere voglia di morire dicendo che si sarebbe uccisa. Ma i parenti e gli amici più intimi, compresa una giovane portatrice di handicap che Valentina aveva aiutato tanto e ne era pienamente ricambiata, asserisce che la ragazza era piena di interessi e gioia di vivere. Poi pare molto strano che fosse rimasta da sola in quel posto isolato: lei aveva paura di tutto, non sarebbe rimasta assolutamente in un luogo così solitario e per giunta di notte.
Sono tanti i quesiti che si pongono e ci si chiede: come mai sulla corda usata per il delitto, per esempio, si sarebbero potute rilevare le impronte digitali e il Dna dell’assassino o degli assassini. E poi anche le risultanze dell’autopsia, per quanto tardivamente, depositate un anno e mezzo fa, parlavano chiaro su punti importantissimi sostenendo anzitutto che la tesi del suicidio era incompatibile coi fatti rilevati e che la povera Valentina fu picchiata poco prima della morte, morte avvenuta per asfissia da impiccamento. Adesso oltre al rammarico e la delusione bisogna capire come mai non si è fatto nell’immediatezza dei fatti. Ora sorge spontaneo chiedersi se tutti o qualcuno dei partecipanti a quella serata non abbiano detto le verità o, meglio, non siano stati obiettivi o abbiano omesso parte della verità. Adesso bisogna ragionare e capire la situazione.
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