PALERMO: ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL GIUDICE CHINNICI, DELLA SUA SCORTA E DEL PORTIERE DELLO STABILE. ISTITUZIONI E FAMIGLIE LI RICORDANO NEL LUOGO DELL’ATTENTATO

28esimo anniversario della strage dove, il 29 luglio 1983, in via Federico Pipitone a Palermo furono uccisi dalla mafia il consigliere istruttore Rocco Chinnici (nella foto), i carabinieri: Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta. Perse la vita anche il portiere dello stabile in cui Chinnici abitava, Stefano Li Sacchi. Questa mattina sono state deposte sul luogo della strage in presenza dei familiari delle vittime delle corone di fiori. Celebrata una messa nella cappella della caserma dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sempre nella caserma si è svolto il dibattito sulla riforma del processo civile “Efficienza e Legalità”. A Partanna (Tp), dove Chinnici fu pretore, per iniziativa del comune è stata deposta una corona di fiori in un angolo del piazzale antistante agli uffici giudiziari che ricorda il giudice. Alla commemorazione erano presenti, oltre ai familiari di Chinnici, anche il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, il prefetto Giancarlo Trevisone, i comandanti regionale e provinciale dei carabinieri, l’assessore regionale alla Presidenza Gaetano Armao, il presidente dell’Anm di Palermo, Giuseppe De Gregorio e diversi rappresentanti delle forze dell’ordine.

La storia:

Chinnici fu nominato consigliere istruttore nel 1979 e diresse l’ufficio in cui lavorava da anni. Chiamò con se altri due magistrati: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per la strage, dopo lunghissimi processi giunti fino in Cassazione, sono stati condannati a 18 anni di carcere i pentiti Giovanni Brusca, Calogero Ganci, Franceco Paolo Anzelmo e Giovan Battista Ferante; all’ergastolo i boss Antonino Madonia, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Francesco Madonia, Giuseppe Calò, Antonino Geraci, Matteo Motisi, Raffaele Ganci, Salvatore Buscemi, Giuseppe Farinella, tutti accusati di essere i mandanti della strage; Stefano Ganci, Vincenzo Galatolo, Salvatore e Giuseppe Montalto, furono ritenuti gli esecutori materiali.

Messaggio del capo dello stato Napolitano:

“A 28 anni dall’attentato, rendo commosso omaggio alla memoria del giudice Rocco Chinnici, degli addetti alla sua sicurezza e del portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Rocco Chinnici, con il suo lavoro paziente e intelligente, la sua tensione morale e il suo coraggio, seppe rappresentare lo Stato di diritto con intransigente senso di responsabilità e rigore intellettuale…….”. E’ questo l’inizio del messaggio inviato alla Famiglia Chinnici e alla Fondazione che porta il nome del magistrato ucciso dalla mafia inviato dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Nel messaggio inviato alla Dottoressa Caterina Chinnici Napolitano scrive: “Il suo sacrificio produsse un effetto opposto a quello che la criminalità organizzata si proponeva di conseguire con le spietate e sanguinarie modalità di esecuzione dell’attentato: contribuì infatti a rafforzare nella società civile e nelle istituzioni la volontà di contrastare la mafia con sempre maggiore fermezza, ricorrendo in modo sistematico a quei penetranti sistemi di investigazione che egli aveva iniziato a sperimentare nell’ufficio istruzione di Palermo. Il ricordo e l’esempio di Rocco Chinnici restano dolorosamente presenti in ognuno di noi e a lui va il riconoscente pensiero di tutto il Paese”.

Il messaggio del presidente del Senato:

“Rocco Chinnici fu magistrato integerrimo, uomo di altissime doti umane e morali fu partecipe sostenitore della necessità di diffondere la cultura della legalità a tutta la società civile……”: Nel messaggio inviato a Caterina, Elvira e Giovanni Chinnici, il presidente Schifani evidenzia che il giudice istruttore “fu tra i primi a comprendere l’importanza di educare i giovani, che definiva “la nostra nuova coscienza”, alla conoscenza e al rispetto dei principi che regolano il vivere civile, spronandoli a bandire ogni forma di violenza, di arbitrio e sopraffazione. “Riaffermare con forza – conclude il presidente del Senato – in ogni momento e con ogni azione del nostro operare quotidiano, i principi fondanti della nostra democrazia, contro ogni forma di illegalità e di violenza, deve essere patrimonio delle nostre coscienze. E’ dovere morale di tutti. Significa opporsi a qualunque forma di criminalità organizzata. Significa onorare con i fatti chi ha sacrificato la propria vita per lo Stato”.

Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo:

L’importanza di Chinnici è stata ricordata anche da Messineo. “Molte delle intuizioni nella lotta contro la mafia furono sperimentate da Rocco Chinnici – ha detto -. Oggi gli strumenti che abbiamo a disposizione sono complessivamente validi, la carenza riguarda il piano normativo, quello che manca è un testo unico antimafia”.

Il presidente della regione siciliana:

“Rocco Chinnici ha scritto una pagina indelebile nella storia del contrasto alla mafia. Ha immaginato e creato un sistema virtuoso di investigazione che ha consentito allo Stato di avviare quella conoscenza del fenomeno mafioso, primo tassello fondamentale per quell’opera di contrasto e repressione che ancora oggi vede in prima linea i migliori uomini delle nostre istituzioni”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo – A ventotto anni dalla strage di via Federico Pipitone, un vero e proprio atto di guerra della mafia contro lo Stato per le barbare ed efferate modalita’ con cui venne messa in atto, il ricordo di Rocco Chinnici, uomo veramente perbene e magistrato coraggioso – continua Lombardo – e’ un pilastro delle nostre convinzioni democratiche, un simbolo di quanto sia necessaria e stringente l’opposizione di tutta la societa’ alla mafia. Con affetto pari alla commozione – conclude il presidente – mi stringo con solidarieta’, insieme a tutto il governo della Regione siciliana, nella cui compagine ci onoriamo di avere presente la dottoressa Caterina Chinnici, ai parenti del giudice istruttore ucciso dalla mafia il 29 luglio del 1983, del maresciallo Mario Trapassi, dell’appuntato Salvatore Bartolotta e di Stefano Li Sacchi”.

Il senatore Giuseppe Lumia:

“Il sacrificio di Rocco Chinnici è un patrimonio prezioso di legalità, giustizia, senso delle istituzioni – ha dichiarato il senatore del Pd Giuseppe Lumia – che ha partecipato alla cerimonia di commemorazione della strage di via Federico Pipitone. “A Chinnici – aggiunge Lumia – si deve l’intuizione del lavoro di gruppo e la condivisione delle indagini che poi sfociarono rispettivamente nella nascita del pool antimafia e nel maxiprocesso”.

Il presidente dell’assemblea regionale siciliana:

“La strage di mafia in cui furono brutalmente assassinati il giudice Rocco Chinnici, il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile in cui il magistrato abitava, rimarrà per sempre una delle pagine più buie e dolorose della nostra storia”. Lo ha evidenziato il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, ricordando la strage di Via Federico Pipitone. Il ricordo di quanti – ha aggiunto – in nome della giustizia, si sono spinti fino al sacrificio estremo della vita, deve guidare quotidianamente il nostro impegno legislativo per proseguire sulla strada di politiche ferree che, dal regime di carcere duro, alla confisca dei patrimoni mafiosi, tolgano ogni linfa alla criminalità”. “Oggi – in conclusione – c’è una Sicilia che ha intrapreso un virtuoso percorso di riscatto, ma i risultati ottenuti sono un proseguimento di quella straordinaria stagione di legalità che Chinnici ha inaugurato con la creazione del pool antimafia. Da quel momento in poi, molti successi si sono susseguiti, ma purtroppo altro sangue, di altri eroi dello Stato, come Falcone e Borsellino, è stato versato”.

La figlia Caterina ricorda il genitore:

“Mio padre ha segnato una strada importante nella lotta al fenomeno mafioso – ha ribadito Caterina Chinnici – sia per la creazione di un pool antimafia, sia per le indagini sui movimenti finanziari dei boss che hanno portato oggi a innumerevoli confische. Lui portò la legalità fuori dalle aule dei tribunali, in mezzo alla gente”.

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