CATANIA: FUNERALI DEL MARO’ SALVO CANNIZZO

Catania. Si è spento a trentasei anni, nella sua casa, l’ex marò catanese Salvo Cannizzo. Aveva un tumore al cervello e sapeva da tempo che avrebbe avuto ancora pochi mesi di vita. Lo scorso luglio si era incatenato davanti alla sede dell’Ars di Catania per chiedere allo Stato un equo indennizzo per quello che aveva dovuto subire e per combattere l’indifferenza delle istituzioni colpevoli, come diceva lui “di averlo abbandonato”. Egli sapeva già che la malattia contratta a causa dell’uranio impoverito lo avrebbe ucciso di lì a poco. “Mi sono ammalato a Djakoviza, quando ero un marò del battaglione San Marco – ha più volte raccontato”.Poi cominciò la sua battaglia denunciando  la condizione di duemila militari in Italia, abbandonati dallo Stato, ammalati senza che sia stato loro riconosciuto “lo stato di servizio”. Dell’ultimo periodo della sua vita restano le amare testimonianze su face book: “Ho visto carri armati dissolti dalle radiazioni e soldati vestiti da astronauti, mentre noi eravamo solo con le nostre divise. Ricordo un carro radar bombardato con proiettili d’uranio, ma noi a quei tempi non conoscevamo gli effetti dell’uranio impoverito, eppure mi era sembrato strano che i nostri colleghi americani erano equipaggiati con tute e maschere particolari”. Sono diventato soldato per fame, lo rifarei perché dovevo lavorare ma in 17 anni ho visto troppe guerre non giuste”. Da aprile a luglio, per protesta, rifiutò i controlli medici e le cure chemio appropriate alla sua patologia.

” Noi italiani controllavamo le zone ad alto rischio – diceva – gli americani sapevano cosa avrebbe provocato nel corpo umano l’uranio impiegato. Eravamo in nove nella mia squadra e cinque di noi si sono ammalati di tumore in varie parti del corpo – spiegò lui stesso in diverse interviste, anche quando si incatenò per protesta – Proprio per questo il ministero della Difesa ripeteva che non c’è rapporto di causa-effetto, ma è ridicolo: normalmente la casistica prevede un malato ogni migliaia di persone. Quando moriremo tutti lo Stato avrà risparmiato miliardi: per loro i duemila soldati che si sono ammalati in Kosovo sono una piccola finanziaria”. L’ex marò, giovanissimo, decise di arruolarsi nell’Esercito italiano. Oggi alle ore 16  i funerali nella chiesa di San Leone a Catania.

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