PALERMO: INIZIANO CELEBRAZIONI ANNIVERSARIO MORTE DI BORSELLINO, MA LA CITTA’ NON C’E’

17/18/19 Luglio, le Agende Rosse ricordano Paolo Borsellino. Tre giorni di manifestazioni, incontri e dibattiti per commemorare il diciannovesimo anniversario della strage di via D’Amelio. Quest’anno il presidio nella strada dell’attentato durerà l’intera giornata del 19 luglio accanto all’ulivo del giudice. Il fratello Salvatore: “Niente corone di Stato per una strage di Stato”.  Quasi 100 persone al corteo che ha aperto le celebrazioni. Un grande cartello con scritto ”Mangano e Dell’Utri a voi. Borsellino e Falcone sono i nostri eroi”. Dietro, i giovani delle Agende Rosse, partiti da via D’Amelio, luogo della strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta, di cui martedì prossimo ricorre il 19esimo anniversario. Hanno raggiunto il Castello Utveggio, luogo assurto a simbolo dei tanti misteri ancora aperti sull’eccidio ed ex centro di ascolto dei Servizi Segreti, e poi la faticosa salita sul il Monte Pellegrino. I partecipanti avevano in mano delle agende rosse, emblema anche questo di una verità ancora tutta da scoprire, in ricordo del diario in cui il magistrato appuntava pensieri e scoperte investigative, sparito dal luogo dell’attentato.

I palermitani sono pochissimi, forse una decina, perchè il popolo delle Agende Rosse che era presente alla prima delle manifestazioni organizzate per l’anniversario della strage, oggi è  composto prevalentemente da persone venute da Bari, Milano, Roma, Firenze ecc. ”Questa è una città che dimentica tutto, una città senza speranza”, dice Enza, funzionaria regionale di Palermo che ogni anno è in via D’Amelio a ricordare il magistrato e gli agenti morti. Ha sdrammatizzato, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato che ha costituito il movimento delle Agende Rosse. ”Evidentemente – ha dichiarato alla stampa – i palermitani non se la sentono più di fare una simile scarpinata con questo caldo, come facevamo noi da giovani. Diciamo che questa marcia è solo per ‘resistenti doc”’. Ma non tutti pensano che sia solo un problema di fatica fisica. ”E’ che questa – commenta la funzionaria regionale – è una città spenta, che ha rinunciato a lottare. Figuriamoci se ha interesse a ricordare”.

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