L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario

Attori di legno e attori di carne dialogano in forte sinergia sulla scena con una dialettica scorrevole e vivace, senza pause né incertezze, tra azioni fisiche e armonie vocali dell'attore e del pupo

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario. L’adattamento del testo realizzato da Nino Bellia e Alessandro Napoli. Regia Elio Gimbo.

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario. Giovedì 20 maggio, nella Corte Mariella Lo Giudice di Palazzo della Cultura, il teatro Stabile di Catania,

in collaborazione con Fabbricateatro, ha presentato L’ultimo degli Alagona, un inedito di Nino Martoglio del 1908

L’adattamento del testo è stato realizzato da Nino Bellia e Alessandro Napoli; la regia è di Elio Gimbo; aiuto regista: Simone Raimondo.

Le scenografie sono di Bernardo Perrone, le luci di Gaetano La Mela, l’audio è affidato a Luigi Leone.

In scena gli attori: Francesco Bernava, Cinzia Caminiti, Lucia Portale.

La marionettistica è dei Fratelli Napoli: Alessandro, Fiorenzo, Davide, Dario e Marco Napoli, con Agnese Torrisi e Giacomo Anastasi.

Lo spettacolo commenta la direttrice Laura Sicignano:

“vuole celebrare un doppio centenario: la morte di Nino Martoglio e la nascita della “Marionettistica Fratelli Napoli”, che risalgono entrambi al 1921”.

“È uno spettacolo -continua- fortemente legato alla memoria e alla tradizione teatrale della città di Catania…

un lavoro originalissimo che vedrà in scena sia i pupi dei Fratelli Napoli sia attori in carne e ossa”.

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario

Conferma il regista Elio Gimbo:

“E anche L’ultimo degli Alagona  è alcune cose insieme”.

Conclude Gimbo:

“Il testo del 1908 è una dei pochissimi scritti e diretti da Martoglio in italiano ed è anche l’unico in cui appare un preciso riferimento storico”.

 Il contesto entro cui si sviluppa l’azione scenica corrisponde anch’esso a una morte e ad una rinascita.

È il 1860 e i garibaldini sono alle porte di Palermo mentre il popolo è in tumulto: vecchie e nuove realtà si scontrano e la battaglia è vicina.

Nell’avito palazzo L’anziano principe Blasco Alagona vede tristemente crollare il suo mondo.

Quando però si presenta un padre ‘rivoluzionario’ con la figlia Maria per chiedere rifugio e protezione, il vecchio patrizio si commuove.

Il suo nobile cuore ha la meglio e Blasco acconsente alla richiesta di aiuto. Di contro il giovane figlio appare come uno svagato contestatore:

si annuncia lo scontro generazionale. Le cose si complicano quando scatta l’innamoramento tra quest’ultimo e Maria.

Le idee liberali della ragazza, sono contagiose…e l’amore trasforma l’aristocratico pupillo in fervente garibaldino.

L’azione scenica sul filo della narrazione dei due ‘parlatori’ e delle intense armonie vocali si fa tumultuosa.

In un riuscito intreccio di passato e presente, di antichi paladini e nuovi garibaldini, di attori e pupi un vecchio mondo muore insieme a Blasco Alagona, ed uno nuovo -un promettente futuro- nasce.

L’ultimo degli Alagona per celebrare un doppio centenario

Conclude il regista:

“Questo spettacolo è un funerale e un battesimo mischiati insieme”.

E a proposito dell’esperimento di unire empaticamente forme teatrali diverse, continua:

“Senza saperlo eravamo all’origine di una tradizione che, come l’ermafrodita del mito platonico, è arrivata a noi rigidamente separata. L’ultimo degli Alagona è quell’ermafrodita”

In effetti da poco tempo Nino Martoglio e Giovanni Grasso avevano separato i loro percorsi. Si aprivano, ognuno con le proprie peculiarità, al successo nazionale e internazionale.

Martoglio si perfezionava nella regia, Grasso superava il testo attraverso la drammaturgia fisica dell’attore-pupo azionato dal ‘maniante’, e la voce dei ‘parraturi’.

L’ultimo degli Alagona realizzata dal Teatro Stabile insieme ai Fratelli Napoli è la scelta giusta: due tradizioni teatrali si uniscono.

Attori di legno e attori di carne dialogano in forte sinergia sulla scena con una dialettica scorrevole e vivace, senza pause né incertezze, tra azioni fisiche e armonie vocali dell’attore e del pupo.

Il risultato di questa ricerca sperimentale ci ha regalato, nello spettacolo di questa sera, un amalgama ben riuscito.

Il pubblico è rimasto attento sino alla fine, nonostante il vento freddo e fastidioso, esprimendo con applausi anche a scena aperta, il suo apprezzamento.

Silvana Raffaele

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