CANTIERI E LAVORO IN SICILIA, SCATTA ALLARME

È manifesta la paura per la crisi di governo ferragostana, la quale possa far pagare un alto prezzo alla Sicilia già provata dallo stallo economico.

Cantieri e lavoro in Sicilia, scatta allarme. Cgil, Pd e Movimento 5 Stelle denunciano il rischio stallo per la crisi di governo in corso.

CANTIERI E LAVORO IN SICILIA, SCATTA ALLARME

Cantieri e lavoro in Sicilia, scatta allarme. Apprensione della politica e dei sindacati in merito a più dossier che potrebbero subire arresti e ritardi con il naufragare dell’esecutivo nazionale.

È manifesta la paura per la crisi di governo ferragostana, la quale possa far pagare un alto prezzo alla Sicilia già provata dallo stallo economico.

Per quanto riguarda le infrasrutture, Movimento 5 Stelle e Partito democratico lanciano l’allarme.

Anche il Movimento 5 Stelle si era fatto sentire sui rischi per le infrastrutture siciliane conseguenti alla crisi aperta dal ministro Matteo Salvini.

I deputati del M5S puntulizzano che: «Le modifiche al Fondo Salva Opere approvate all’ultimo Consiglio dei Ministri che avrebbero permesso un rapido pagamento delle aziende in crisi nei cantieri CMC in Sicilia sono a rischio a causa della crisi di Governo».

Continuano i politici 5stelle: «Il ritocco normativo che chiariva aspetti importanti per le aziende, come, ad esempio, l’accessibilità ai fondi per quelle imprese che non avevano il Durc regolare».

Cantieri e lavoro in Sicilia, scatta allarme

Continua il M5S: «proprio a causa del mancato pagamento delle opere realizzate, era inserito nel decreto legge».

«Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali» che il Consiglio dei Ministri del 6 agosto aveva approvato ‘salvo intese’.

I due vice Presidenti del gruppo parlamentare M5S, Azzurra Cancelleri e Adriano Varrica dichiarano che:

«Questa parte del decreto ora è a rischio, fortunatamente, l’impianto complessivo di questa norma, voluta fortemente dal M5S, rimane».

Continuano i parlamentari:

«Il Regolamento attuativo del Fondo, approvato con il Decreto Crescita, è stato già pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture ed è al vaglio del Consiglio di Stato».

«Le modifiche approvate al Consiglio dei Ministri, con il leader della Lega, Matteo Salvini, assente per i suoi ‘impegni’ sulle spiagge per fare propaganda elettorale, servivano per chiarire alcuni aspetti e facilitare l’accesso ai fondi alle aziende».

E ancora affermano: «Il Ministro Di Maio sta facendo di tutto per cercare comunque di arrivare alla pubblicazione del Decreto».

Cancelleri e Varrica inoltre evidenziano: «La Lega per mesi si è messa di traverso per l’approvazione del Fondo Salva Opere con motivazioni del tutto peregrine».

«Solo con la tenacia dei ministri e della compagine parlamentare del M5S alla fine era passato».

«Ora non provano neanche a dare spiegazioni a lavoratori e imprese; invece di lavorare per il Paese essendo votati per questo»,

«pensano solo agli slogan elettorali per moltiplicare le loro poltrone in vista di nuove elezioni dopo appena un anno dal voto».

«Peccato però che i problemi degli italiani non si risolvono con le sparate propagandistiche sui social, ma con il duro lavoro quotidiano negli uffici».

«Evidentemente balli e canti dorati nella loro scala di priorità valgono più di tanti posti di lavoro e del futuro concreto delle opere pubbliche come le statali 640 e 189».

Poi concludono i parlamentari nazionali Cancelleri e Varrica: «In ogni caso, il M5S continuerà a sostenere la crescita del Paese e risolvere i problemi dell’Italia».

I deputati regionali dell’area “PD dei territori”, Michele Catanzaro, Nello Di Pasquale, Giuseppe Arancio e Baldo Gucciardi, in una nota esprimono preoccupazione.

L’allarme è dovuto al rischio del blocco che potrebbero subire i decreti attuativi del cosiddetto fondo “Salva imprese”, proprio a causa della crisi di governo.

I quattro “pontieri” del Pd ribadiscono:

«Sarebbe gravissimo se, per questione di alchimie e tattiche politiche di bassa lega, si sacrificasse l’aspettativa della Sicilia nel vedere bloccate opere infrastrutturali fondamentali».

Queste ultime approvate:

«per il rilancio dell’intera regione, mortificando i diritti di migliaia di lavoratori e di centinaia di aziende, che solo fino a qualche tempo fa avevano gioito per l’approvazione del fondo stesso.

Poi dicono: «Si parli meno di poltrone e si lavori di più per l’interesse dei territori».

I Dem in particolare indicano i collegamenti tra aree metropolitane e territori interni:

«Esistono opere, quali la Palermo-Agrigento, la Caltanissetta-Agrigento o la Ragusa-Catania, che non possono attendere i comodi della politica».

Poi auspicano che:

«Si faccia presto e si adottino i decreti attuativi che consentano di sbloccare tali cantieri, rasserenando i lavoratori e mettendo in cassaforte le loro prerogative e i loro diritti».

In conclusione i parlamentari affermano: «Se la politica smette di essere al servizio dei cittadini e diventa irresponsabile gioco di poltrone perde di senso e di significato».

I problemi legati alle strade non sono solo le cose da fare. Anche altri dossier rischiano di impolverarsi attendendo i tempi della crisi.

La Cgil siciliana ha chiesto un consiglio dei ministri straordinario per evitare catastrofiche ripercussioni anche sul mondo del lavoro in Sicilia.

Cantieri e lavoro in Sicilia, scatta allarme

Il segretario regionale Alfio Mannino indica tra le misure bloccate,

la proroga della cassa integrazione straordinaria per i 670 lavoratori della Blutec di Termini Imerese, da luglio senza alcuna protezione.

A rischio anche il provvedimento per dare il via libera, senza ulteriori oneri per le casse pubbliche, alle stabilizzazioni dei 1.200 precari dei comuni siciliani in dissesto.

Il segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino puntualizza: «Le sorti dei lavoratori non possono essere ostaggio delle dinamiche e dei giochi della politica».

Poi sottolinea: «Noi chiediamo un Consiglio dei ministri straordinario che dia via libera a questi provvedimenti».

Mannino aggiunge che: «nel tritacarne di una politica che non pensa più agli interessi della collettività stanno finendo tante vertenze in Sicilia»,

«per un totale di oltre 5.000 lavoratori che rischiano di pagare il prezzo della crisi. Un esempio tra tutti quelli di Almaviva, per i quali è aperta una trattativa che ora rischia lo stop».

Concludendo, i tempi della crisi non sono compatibili con quelli di un’altra crisi, più seria e drammatica, quella del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare.

E se una nuova maggioranza nascerà davvero in Parlamento, sarebbe opportuno che dopo la breve stagione della Lega di governo questa adottasse la questione meridionale come priorità.

L’argomento dovrebbe essere adottato prima che il Mezzogiorno sprofondi definitivamente nell’abisso, continuando a svuotarsi e a impoverirsi dei suoi giovani.

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