MAFIA, SPACCIO DI CARNE E GIOIELLI. SEI ARRESTI

Estorsione e frode fiscale nel Palermitano in odor di mafia. Tra i fermati figura il fratello di due boss ergastolani per la strage di Milano del 1993 e un poliziotto. Accertamenti della polizia nei negozi Compro oro e una ditta di alimenti.

 

 

MAFIA, SPACCIO DI CARNE E GIOIELLI. SEI ARRESTI –

I Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno condotto in provincia di Palermo una operazione antimafia che ha individuato e arrestato sei persone con un divieto di dimora. Le persone bloccate sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata e reati contro la pubblica amministrazione e di frode fiscale. Nell’operazione, che riguarda anche la compravendita di preziosi, sarebbero coinvolti alcuni negozi di compro oro.
Le manette sono scattate per Lorenzo D’Arpa, 58 anni, Paolo Dragna, 64 anni, Pietro Formoso, 69 anni, Francesco La Bua, 68 anni, Pietro Morgano, 70 anni, e Vincenzo Meli, 66 anni. Nei confronti di Francesco Paolo Migliaccio, un ispettore della Polizia di Stato in servizio presso il commissariato Porta Nuova di Palermo, il gip del Tribunale di Palermo ha imposto il divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale e dal nucleo speciale di polizia valutaria e nucleo di polizia economico finanziaria, avrebbero accertato che Pietro Formoso (fratello di Giovanni e Tommaso, entrambi condannati alla pena dell’ergastolo per aver partecipato alla “stagione stragista” del 1993), avrebbe avuto un ruolo di rilievo nella famiglia mafiosa di Misilmeri, un grosso centro dell’hinterland palermitano. In particolare Formoso voleva piazzare la carne di una ditta amica nei supermercati di Palermo e provincia, a un prezzo più caro del solito.
Formoso, fino adesso era stato condannato per associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti nel ruolo di promotore e capo, ma mai per mafia. Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia lo collocano nel contesto mafioso misilmerese e palermitano.
Secondo carabinieri e finanzieri, Pietro Formoso potrebbe appartenere a pieno titolo alla famiglia di Misilmeri con il ruolo di referente per il traffico internazionale di stupefacenti proveniente dalla Spagna e dalla Colombia. Inoltre, lo stesso avrebbe commesso estorsioni nei confronti di imprenditori locali e aver autorizzato l’affiliazione di soggetti all’associazione mafiosa Cosa nostra. E ancora, Formoso avrebbe estorto denaro per 100 mila euro a un imprenditore palermitano per l’acquisto di pietre preziose. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate somme di denaro depositate su conti correnti riconducibili a imprese individuali, operanti nel settore della vendita all’ingrosso di carne e della vendita di oro e oggetti preziosi, che avevano omesso il versamento dell’Iva e dell’imposta sul reddito, per un importo totale di circa 850mila euro.

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