CATANIA: FESTA AUTONOMIA, “LA QUESTIONE MERIDIONALE, UNA GRANDE MENZOGNA STORICA”. DIBATTITO INFUOCATO CON LA PARTECIPAZIONE DEI GRUPPI INDIPENDENTISTI

“Che nel Sud sia arrivato un enorme flusso di risorse è una grande impostura”. Lo ha quasi urlato Beppe De Santis, portavoce del movimento “Vita e Terra” nell’incontro che si è svolto nell’ambito delle Festa dell’Autonomia di Catania. Incontro che aveva come tema “Alle radici dell’autonomia: l’Indipendentismo” che, oltre a De Santis, ha visto anche la partecipazione del vicesindaco di Gaeta Antonio Ciano, del presidente del Movimento Indipendentista Siciliano Salvatore Musumeci e del rappresentante dei giovani del Mpa Fabrizio Ferrara.

 

Nel suo intervento, Musumeci ha sottolineatola tradizione storica dello spirito di riscatto dei siciliani, citando i Vespri e la rivoluzione “annunciata” del 1848. Ha poi parlato delle prerogative dello Statuto speciale, frustrate e vanificate dalla mancanza delle norme attuative. Un carenza che Musumeci ha addebitato alla classe politica dell’isola. L’intervento di Ciano si è incentrato sul fatto che il Reno delle Due Sicilia era uno degli stati più ricchi e industrializzati dell’Europa. Un Paese che aveva oltre 1 milione di addetti all’industria di cui 600 mila in Sicilia. I piemontesi, in Campania chiamati “francesi”, hanno operato delle vere e proprie stragi nella guerra di annessione. “Il nord – ha precisato – ha desertificato la nostra terra, sostituendo la nostra classe imprenditoriale di livello europeo con i suoi speculatori”. Ha infine auspicato una riforma federalista “seria”.

 

Fabrizio Ferrara ha parlato innanzitutto della grande tradizione siciliana e di alcuni suoi capisaldi come Federico II e Antonio Canepa ed ha enfatizzato il riconoscimento storico e culturale che ad essi si deve. Lo stato deve alla Sicilia 30 miliardi di euro. “Il nostro Statuto – ha affermato – viene continuamente calpestato dallo stato e, in particolare, dalla Corte Costituzionale che ha assorbito l’Alta Corte di Giustizia Siciliana. Solo con la sua ricostituzione si può sperare di render attivo il nostro Statuto”.

 

Beppe De Santis, infine, ha ricostruito la cronologia dei fatti che hanno “demolito” economicamente e socialmente il Sud e la Sicilia. Un territorio che non conosceva l’emigrazione data la sua ricchezza e la sua possibilità di offrire lavoro. Nel giro di pochi decenni, con l’applicazione del “sistema Piemontese” si ritrova povero, senza risorse e senza speranza. Allora scatta l’emigrazione di massa che depaupera definitivamente la ricchezza anche umana. Nel contempo si è costruita la “menzogna” dei grandi finanziamenti che non è vero che siano mai stati destinati, e tanto meno giunti, nell’isola o in qualsiasi altra regione meridionale. Anche per i fondi europei sono state dette cose non avere perché gran parte di queste risorse sono in mano allo stato centrale: ministeri, Anas e Ferrovie. Infine, non è vero che il Sud spende peggio degli altri.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*