RAGUSA: CONVEGNO REGIONALE ANFAS

Svolto convegno regionale organizzato dall’Anffas onlus di Ragusa (l’associazione di famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale) che si è tenuto nella sala congressi del Mediterraneo Palace sul tema “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”. Ad intervenire, tra i vari relatori,  il giudice Ivano Infarinato che ha spiegato gli aspetti normativi della legge N°67 del 2006, e l’avvocato Francesco Marcellino che ha parlato di “Diritti umani e presa in carico delle persone con disabilità. I servizi per garantire l’eguaglianza e le pari opportunità”. La domanda posta è se la discriminazione è sempre e solo legata alle condizioni di salute della “vittima”, oppure può verificarsi anche se non viene fatto espresso riferimento alle sue condizioni di salute. Una variabile talmente labile da dover essere dipanata con la legge N°67 del 2006. Riflessioni che hanno preso le mosse dagli ambiti normativi antecedenti alla legge 67 del 2006, con riferimento alla convenzione internazionale sui diritti per le persone diversamente abili, ed anche all’articolo 14 della legge 328/2000. La proposta è l’introduzione del progetto individualizzato per realizzare una piena integrazione dei disabili nell’ambito della vita familiare, sociale, nel mondo del lavoro, ed ancora nella sfera scolastica. Il progetto individuale comprende integrazione a tutti i livelli e dunque – hanno spiegato i relatori – non ci si può sottrarre dal prendere in considerazione il piano triennale delle persone con disabilità della Regione Sicilia, che fa riferimento all’articolo 14 della legge 328/2000. Dinnanzi a questi strumenti normativi, c’è poi lo scoglio insuperabile dello stanziamento di somme, di cui spesso le amministrazioni locali  non dispongono ed allora bisogna cambiare prospettiva. Il cambiamento culturale vuol dire anche uscir fuori dalla logica della richiesta. Fino a quando la cultura istituzionale si fermerà alla semplice erogazione di servizi, non si realizzerà una reale inclusione. Bisogna mettere in gioco i procedimenti, promuovere un processo di inclusione nell’ambito di una programmazione condivisa, derivante dal territorio che deve esprimere innovazione e proposte, su cui anche gli enti locali devono riflettere. Da qui il nuovo concetto di co – progettare, chiamando in causa le reti. Co – progettare significa condividere valori, tecniche per incidere sulla realtà, transitare dall’assistenzialismo ad una cultura fondata sui servizi, passare da un concetto di integrazione ad uno di inclusione sociale per essere compresenti nella società con le proprie potenzialità, condividendone i valori

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